STEFANO LISCI
Regista di BAR MARIO
Documentario, 62 min, Lingua: Italiano, Tedesco
Da oltre 70 anni, al confine tra Italia e Austria, un caffè costruito a forma di nave ormeggia tra le Dolomiti innevate. Il capitano, Marina, passa l’intera giornata a seguire il figlio trentatreenne, servendo, contemporaneamente, i clienti del bar. Il locale è anche il salotto della casa, una sola porta separa il bar dal resto dell’abitazione. Le vicende si intrecciano dando vita ad un racconto corale dal quale ne emerge un ritratto tragicomico; una commedia del reale in cui i protagonisti recitano il ruolo che la vita gli ha assegnato.
(Domande GZ) Quando frequentavo regolarmente il Bar Mario, che si trova proprio accanto alla scuola di cinema Zelig, ho sempre pensato che bisognerebbe farci un film. Tu l’hai fatto e credo ne è valso veramente la pena. Come nasce questo progetto?
Io sono partito con l’idea di raccontare una città, Bolzano, dove convivono due culture, unite e divise. Ho finito per raccontare la vita di un piccolo bar…il bello del documentario. Quando ho iniziato a frequentare la Zelig avevo 26 anni, non ero più abituato a stare in classe e seguire delle lezioni. Di tanto in tanto uscivo dalla finestra e passavo la mattinata al bar. In quei giorni ho scoperto che il Bar Mario è un luogo speciale. L’idea di farci un film è nata dopo due anni, quando ormai ero anche io parte di quel microcosmo.
Ai documentaristi si chiede spesso di raccontare storie che hanno un valore universale. L’hai trovato all’interno di questo microcosmo di un bar all’angolo di una cittadina in una provincia remota come lo è l’Alto Adige?
“Il tuo villaggio è il centro del mondo, racconta il tuo villaggio e racconterai del mondo” diceva Tolstoj. Penso che l’universalità di una storia non sia data dalla tematica, ma da come viene trattata. A volte i documentari nascono dall’idea di trattare un “grande argomento”, come guerra, diritti umani, problematiche sociali ecc…in Bar Mario il processo è stato l’opposto, partire dal piccolo per arrivare al grande, speriamo di esserci riusciti. A prescindere dalla tematica, secondo me una storia è universale quando si avvicina il più possibile alla natura degli elementi che la animano.
Il Bar Mario viene sempre frequentato dalla stessa gente, tutti clienti abituali. Chi sono, e chi sono i gestori?
Il Bar Mario, e più in generale i bar, sono frequentati da persone di qualsiasi estrazione sociale. Ciò che li accomuna è la necessità di incontrare altri esseri umani, e allo stesso tempo di sentirsi a casa. Il Bar Mario è gestito da una famiglia: Marina, Roberto e Paolo. La sala del locale è il salotto della loro casa (non metaforicamente parlando), di conseguenza le persone che lo frequentano regolarmente fanno parte di questa “famiglia allargata”. Sarebbe un peccato se in futuro realtà simili venissero a mancare.
Attraverso il lavoro a questo film, hai stretto dei rapporti molto intimi con la famiglia del Bar Mario. Viaggiate assieme per andare alle proiezioni ai vari festival ecc. Hai trovato una specie di nuova famiglia qui, visto che non sei di Bolzano e anzì, sei abbastanza lontano dalla tua heimat?
Succede spesso che facendo un documentario non vi sia una netta distinzione tra il lavoro e la vita privata. Devo dire che con il Bar Mario, io ero già parte di quella famiglia, ancora prima che decidessi di fare il film. Il processo che ha portato alla realizzazione, dalle riprese, alla campagna di crowdfunding, alle proiezioni, è durato in tutto quattro anni. Si sarebbe potuto girare un documentario altrettanto interessante sul backstage, e al di là del film, è stata veramente una bella avventura. E‘ vero che sono lontano dalla terra in cui sono cresciuto, però cerco di identificare la mia “heimat” con qualcosa di interiore, un rapporto più profondo con la realtà, che non ha necessariamente a che vedere con il luogo in cui vivo.
MARTIN RATTINI
Koproduzent von AMELIE RENNT
Kinospielfilm, 100 min, Sprache: Deutsch
Amelie ist 13, eine waschechte Großstadtgöre und womöglich das sturste Mädchen in ganz Berlin. Amelie lässt sich von niemanden etwas sagen, schon gar nicht von ihren Eltern, die sie nach einem lebensbedrohlichen Asthmaanfall in eine spezielle Klinik nach Südtirol verfrachten. Genau das, was Amelie nicht will. Anstatt sich helfen zu lassen, reißt sie aus. Sie flüchtet dorthin, wo sie garantiert niemand vermutet: Bergauf. Mitten in den Alpen trifft sie auf einen geheimnisvollen 15Jährigen mit dem sonderbaren Namen Bart. Als der ungebetene Begleiter ihr das Leben rettet, stellt Amelie fest, dass Bart viel interessanter ist, als anfangs gedacht. Gemeinsam begeben sich die beiden auf eine abenteuerliche Reise, bei der es um hoffnungsvolle Wunder und echte Freundschaft geht.
(Fragen GZ) Wer sollte diesen Film unbedingt sehen, und warum?
AMELIE RENNT ist ein Familienfilm und daher in erster Linie für Kinder ab 8 Jahren und deren Eltern geeignet. Bei unseren bisherigen Vorführungen, vor allem in Berlin, stellten wir fest, dass die Kinder sehr gelacht haben über die freche Amelie und die Erwachsenen sehr berührt sind von der Geschichte. Jeder der Lust auf Abenteuer und Freundschaft vor der gewaltigen Bergkulisse der Südtiroler Alpen hat sollte sich diesen Film nicht entgehen lassen.
AMELIE RENNT war Deine erste Erfahrung als Koproduzent eines internationalen Spielfilmprojekts. Wie ist es dazu gekommen?
Philipp Budweg von der Münchner Lieblingsfilm sprach mich vor 4 Jahren an der IDM-Party in Berlin an und erzählte mir von dieser Idee, einen Kinderfilm um die Herz Jesu Feuer zu drehen. Da diese Feuer typisch für Südtirol sind, war es schnell klar, dass es für uns ein interessanter Stoff sein könnte. Die Autorin Natja Brunckhorst kam dann nach der Entwicklungsförderung der IDM nach Südtirol zur Recherche und so entstand das Drehbuch, übrigens inspiriert von Natjas persönlichen Erfahrung mit ihrer einst asthmakranken Tochter.
Was waren genau Deine Aufgaben? Und wie lief die Zusammenarbeit mit den anderen Produzenten?
Als minoritärer Koproduzent aus Italien war es meine Aufgabe 30% des Budgets aufzustellen. Dies gelang mir mit Hilfe der IDM Filmförderung, des italienischen TAX-Credit, RAI Südtirol und verschiedenen Sponsoren. Beim Dreh übernahm ich dann auch die italienische Herstellungsleitung unter der Führung meines deutschen Kollegen Thomas Blieninger, von dem ich sehr viel lernte. Überhaupt war die Zusammenarbeit mit der Lieblingsfilm sehr fruchtbar und fair. Es war unser aller Bestreben von Anfang an eine echte Koproduktion auf die Bein zu stellen und so entstand AMELIE RENNT als deutsch-italienischer Film.
Was hat dieses Projekt für die Filmlandschaft Südtirol gebracht?
Circa ein drittel des Teams am Set kamen aus Südtirol und rundherum waren es natürlich noch viel mehr. 24 Tage von 30 drehten wir in Südtirol. Über 700.000 Euro wurden hier ausgegeben und da zähl ich die zweieinhalb Jahre Vorbereitung nicht mit. Ich denke da bleibt sehr viel für das Filmland Südtirol hängen. Teile des Teams haben wir auch nach Berlin mitgenommen und auch wenn die Zusammenarbeit nicht immer einfach war, so denke ich, ist es immer eine Bereicherung für beide Seiten gewesen. Wir waren bestrebt so viele Posten wie möglich, so gut wie möglich zu besetzen. So z.B. die Meraner Casting Agentur Han&Oldenburg, die mit der Suche nach unserem männlichen Protagonisten beauftragt wurden, unser Locationscout und spätere Motiv-Aufnahmeleiterin Kathy Leonelli, der 1. Aufnahmeleiter Daniel Defranceschi und der Gripper Daniel Mahlknecht, die Seite an Seite mit ihren deutschen Kollegen arbeiteten. So konnte Know-How vermittelt werden und zwar in beide Richtungen.
Der Film feierte auf der diesjährigen Berlinale Premiere und Ihr habt sogar eine lobende Erwähnung erhalten. Wo wird man ihn noch sehen können?
Dass es mit der Berlinale geklappt hat und dass wir sogar eine lobende Erwähnung, wenn man so will den 2. Platz im Kinderfilm-Wettbewerb bekommen haben, übertraf alle unsere Erwartungen. Nun gibt es mehrere internationale Festivals, die den Film zeigen werden bevor er am 21. September 2017 in den deutschen Kinos anläuft. Verschiedene Länder weltweit haben ihn auch schon gekauft, aber zuerst wird er über Sky Deutschland zu sehen sein und dann im öffentlich rechtlichen Fernsehen.
Regie: Tobias Wiemann, Produktion: Lieblingsfilm & helios sustainable films, (D/I) 2017, mit Mia Kasalo (Amelie) und Samuel Girardi (Bart) ua.
AMELIE RENNT am FILMFESTIVAL BOZEN
08 | 04 | 2017, 17.00h, Capitol 1
09 | 04 | 2017, 16.00h, Capitol 1
MAURO PODINI
Regista di T.RAUM – Una Concreta Utopia
Documentario, 37 min, Lingua: Italiano, Inglese, Tedesco
T.RAUM è il nome del luogo in cui ogni giorno a Bolzano gli attori della compagnia “Teatro la Ribalta – Kunst der Vielfalt” provano e mettono in scena i loro spettacoli di teatrodanza. Questa è l’unica compagnia in Italia ad essere composta da attori e attrici professionisti “svantaggiati”. Diretti dal carismatico Antonio Viganò, il documentario mostra un inedito e sorprendente “dietro le quinte” della compagnia alle prese con la creazione del nuovo spettacolo “Il Ballo”. Una concreta utopia che si rinnova di spettacolo in spettacolo.
T.RAUM al BOLZANO FILMFESTIVAL
09 | 04 | 2017, 15.00H, Capitol 3
video: Nela Märki & Georg Zeller, FAS 2017
music: „Crashed“ from the album Essentials by Stereofloat (licensed under a Creative Commons Attribution-NoDerivs 3.0 Unported License.)
sounds: Stefano Bernardi
BIBIANE OLDENBURG
Casting Director bei AMELIE RENNT
Kinospielfilm,100 min, Sprache: Deutsch
Bibiane Oldenburg ist Mitinhaberin der Casting Agentur Han & Oldenburg, die sie gemeinsam mit ihrer Partnerin Cassandra Han 2014 in Meran gegründet hat. Zusammen mit Casting Associate Lorenzo Viti suchen sie in Südtirol im Besonderen auch junge Talente für die zahlreichen Produktionen, die hier gedreht werden. Für AMELIE RENNT haben sie mehrere Rollen gecastet, mitunter auch die Hauptrolle des Bart, der vom jungen Südtiroler Samuel Girardi gespielt wird und Seite an Seite mit der Berlinern Mia Kasalo im Kinderspielfilm zu sehen ist. Ein fast schon magisches Schauspieler-Duo, das mit seiner Natürlichkeit Jung und Alt ins Schwärmen bringt. Mehr dazu erzählt uns Bibiane im ITV.
video: Nela Märki & Georg Zeller, FAS 2017
music: „Crashed“ from the album Essentials by Stereofloat (licensed under a Creative Commons Attribution-NoDerivs 3.0 Unported License.)
sounds: Stefano Bernardi
AMELIE RENNT am FILMFESTIVAL BOZEN
08 | 04 | 2017, 17.00H, Capitol 1
09 | 04 | 2017, 16.00H, Capitol 1
GEORG ZELLER
Regisseur von A SECOND BIRTHDAY
Dokumentarfilm, 32 min, Sprache: Deutsch, Italienisch
Misha ist gerade mal neun Jahre alt, als seine ausgeprägte Leberzirrhose eine Organtransplantation für ihn zur letzten Hoffnung macht. Der Bub hat in seinem jungen Leben schon mehrfach dem Tod ins Auge geblickt. Er ist an die Sorgen seiner Familie und einen stark eingeschränkten Lebensstil ebenso gewöhnt, wie an monatelange Aufenthalte in verschiedensten Krankenhäusern. Doch statt als leidendes Kind erscheint Misha durch seine reflektierte Haltung zu den großen Fragen um Leben und Tod, seinen selbstgefundenen Gottesglaube und sein grundpositives Interesse an der Welt vielmehr als eine erfahrene und bewusste Seele in einem jungen Körper. Mishas Vater folgt ihm in den Monaten vor und nach dem bedrohlichen aber lebensrettenden Eingriff aus nächster Nähe und zeichnet ein poetisches filmisches Porträt.
video: Nela Märki & Martin Rattini, FAS 2017
music: „Crashed“ from the album Essentials by Stereofloat (licensed under a Creative Commons Attribution-NoDerivs 3.0 Unported License.)
sounds: Stefano Bernardi
A SECOND BIRTHDAY am FILMFESTIVAL BOZEN
09 | 04 | 2017, 15.00H, Capitol 3
HANNES PERKMANN
Schauspieler bei DIE EINSIEDLER
Kinospielfilm, 110 min, Sprache: Deutsch
Auf einem Berghof im Südtirol brechen kalte, vom Nebel durchzogene Wintertage an. Ebenso unterkühlt ist die Beziehung zwischen dem scheuen Mittdreissiger Albert und seiner omnipräsenten Mutter Marianne, die die Fäden seines Lebens noch immer in der Hand hat. Marianne möchte nicht, dass Albert eines Tages den Hof übernimmt, und hat ihm daher eine Arbeit unten im Tal organisiert. Als eines Tages der Vater tödlich verunglückt, werden Mutter und Sohn gezwungen, sich einander wieder anzunähern. (Zürich Film Festival)
video: Nela Märki & Georg Zeller, FAS 2017
music: „Crashed“ from the album Essentials by Stereofloat (licensed under a Creative Commons Attribution-NoDerivs 3.0 Unported License.)
sounds: Stefano Bernardi
DIE EINSIEDLER am FILMFESTIVAL BOZEN, der Film läuft im Wettbewerb
06 | 04 | 2017, 14.15H, Capitol 2
06 | 04 | 2017, 20.30H, Ariston, Meran
07 | 04 | 2017, 19.00H, Capitol 1
HEIDI GRONAUER
Produzentin von THE GOOD INTENTIONS
Dokumentarfilm, 85 min, Sprache: Italienisch
Nach 7 Jahren Abwesenheit kommt Beatrice wieder nach hause, zusammen mit ihrer Filmcrew. Ihr Anliegen ist gewagt, sie will das Schweigen brechen und die jahrelange häusliche Gewalt ihres Vaters thematisieren. Aber es ist nicht leicht ihre Mutter und ihre beiden älteren Brüder zum reden zu bringen. Das Thema ist zu belastend. Ihr Fragen löst Abwehr aus und sie gerät schnell in die Rolle des Störenfrieds. Aber Beatrice fragt weiter: Warum verleugnen alle das Geschehene? Warum will niemand von der Gewalt und der psychologischen Manipulation reden? Warum fühlen wir uns alle schuldig? Was hat das Schweigen mit unserer Familie gemacht? Hilft es den Vater zu treffen und ihn mit all diesen Fragen zu konfrontieren? Gibt es eine Möglichkeit mit der Vergangenheit Frieden zu schließen?
(Fragen GZ) THE GOOD INTENTIONS ist ein sehr persönlicher Film, der aus der Familie der Regisseurin erzählt. Warum sollte man ihn gesehen haben?
Der Film gibt uns einen einmaligen Einblick in eine minutiös erzählte Familiendynamik. Es ist ein sehr ehrlicher Blick, der uns emotional stark einbindet. Das besondere an dem Film ist der Mut der Protagonisten, uns diese Nähe zu gewähren. Irgendwo findet jeder ein Stück von sich selber in diesem Film. Er ist intim, persönlich, emotional, er wertet nicht, sondern läßt uns den Raum, unsere eigene Gefühlswelt zu finden.
Wie fügt sich dieses Projekt in das Gesamtwerk der Zelig-Abschlussfilme ein?
Das besondere an den ZeLIG-Abschlußfilmen ist sicherlich ihre Unterschiedlichkeit. Jeder Film ist thematisch und stilistisch etwas einzigartiges. Das ist das Ergebnis der ZeLIG-Didaktik: ZeLIG arbeitet mit ständig wechselnden Dozenten, die Studierenden lernen während der Ausbildung ganz unterschiedliche Denk- und Arbeitsweisen, Filmkulturen sowie “Schulen” des Filmschaffens kennen. Die Studierenden werden dazu ermutigt, ihren ganz eigenen, persönlichen Stil zu finden, sowohl in der Regie, als auch in der Kamera und dem Schnitt, ihren ganz eigenen Standpunkt, ihren ganz eigenen und einzigartigen Blick auf die Welt. Die “Good Intentions” ist so ein “mutiger und ganz persönlicher Blick” auf die Realität.
Die diesjährigen Diplomfilme haben einige erfreuliche Festivalerfolge zu verzeichnen. Wie siehst Du die Zukunft der Zelig und der Aus- und Fortbildung für Filmschaffende allgemein, in der stetig wachsenden Filmlandschaft Südtirol?
Aus- und Weiterbildung ist die Basis für die Entwicklung einer lokalen Filmindustrie. Südtirol ist ein Paradebeispiel einer solchen synergetischen Entwicklung, wo die Existenz einer Filmschule, die seit fast 30 Jahren Filmschaffende ausbildet, die Entwicklung einer soliden und gut qualifizierten lokalen Filmindustrie möglich gemacht hat. ZeLIG orientiert die jeweiligen Ausbildungsangebote an den Bedürfnissen des Audiovisuellen Sektors sowohl auf lokaler als auch internationaler Ebene. In dem Sinne ist das Aus- und Weiterbildungsangebot der ZeLIG breit gefächert: dreijährige Filmschulausbildung ZeLIG, Kurzkurse für Assistenzberufe (Movie-it), Workshops für Profi’s auf europäischer Ebene (ESoDoc – European Social Documentary), Kurse für Projektentwicklung (raccontare avventura), Weiterbildung auf nationaler Ebene (Italian Doc Screenings Academy). ZeLIG arbeitet kontinuierlich an der Gestaltung neuer Ausbildungsangebote auf lokaler, nationaler und internationaler Ebene, die auf die konkreten Entwicklungen eines immer globaleren Filmbusiness eingeht.